Cresce la complessità dei reclami

Secondo il rapporto 2015 della Commissione Svizzera per la Lealtà (CSL), l’anno scorso le tre camere arbitrali hanno esaminato complessivamente 71 reclami e 4 ricorsi, accettandone il 53,4 per cento, ossia quasi l’8 per cento in più rispetto all’anno precedente. Il numero di procedure di ricorso e di procedure preliminari, nonché di richieste alla segreteria giuridica ha nuovamente registrato una diminuzione. È ulteriormente aumentato invece il grado di complessità dei reclami.

La tendenza dello scorso anno verso una diminuzione dei reclami è proseguita anche nell’anno in esame. «Considerata la crescente complessità dei reclami interpretiamo questo calo come un risultato positivo del nostro operato; i mandanti pubblicitari e le agenzie hanno preso piena consapevolezza di cosa significhi pubblicità leale o sleale», spiega Marc Schwenninger, Segretario giuridico della CSL. «Le aziende apprezzano la possibilità di ottenere in brevissimo tempo una valutazione della pubblicità di un concorrente – analoga a una sentenza di un tribunale – mediante un reclamo poco oneroso e a costi contenuti.» Proporzionalmente l’esame dei singoli casi e l’elaborazione delle motivazioni dei reclami richiede quindi un sempre maggiore impegno al Segretario giuridico, alla ventina di membri onorari delle camere e agli esperti.

I consumatori possono difendersi meglio dalla pubblicità sgradevole

La diminuzione dei reclami si spiega inoltre con l’entrata in vigore della legge federale contro la concorrenza sleale (LCSI). Dall’inizio del 2012 i cosiddetti reclami individuali (questioni riguardanti il recapito di mailing indesiderati, telefonate e fax pubblicitari ecc.) possono essere presentati anche alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Contemporaneamente, per elaborare questo tipo di reclami la CSL ha introdotto una tassa di CHF 50.– che ne ha provocato un forte calo. «Bisogna aggiungere inoltre», prosegue Schwenninger, «che anno dopo anno i consumatori dispongono di mezzi sempre più efficaci per difendersi autonomamente dalla pubblicità invadente e aggressiva. Partendo dagli adesivi «No pubblicità» agli asterischi negli elenchi telefonici fino al tasto replay del telecomando TV e agli adblock in Internet.»

Aumenta ulteriormente l’interesse dei media

L’importanza della CSL emerge anche dal crescente interesse manifestato dai media nei confronti della Commissione: il responsabile della comunicazione o il Segretario giuridico sono stati contattati quasi trenta volte. La maggior parte delle richieste si fonda su ricerche proprie dei media, verso le quali la CSL ha ripetutamente preso posizione in merito a questioni fondamentali. Informazioni di questo genere, che non prevedono una valutazione di soggetti pubblicitari, sono state fornite dalla CSL, mentre tutte le richieste concrete sono state respinte poiché l’esame dei reclami è di competenza delle tre camere arbitrali.

I reclami riguardano perlopiù i metodi di vendita aggressivi

Tra le fattispecie contro cui è stato presentato un reclamo nel 2015 (rapporto annuale, pagina 24) la parte del leone è svolta come sempre dai metodi di vendita aggressivi, anche se con un calo di 5 punti percentuali rispetto al 2014. Ora costituiscono un terzo di tutti i reclami, seguiti da discriminazione sessuale con quasi il 13 per cento. La fattispecie «tabacco e alcol», fortemente aumentata nel 2013 e 2014, è diminuita del 9 per cento toccando quota 1,7 per cento. Evidentemente lo scorso anno la nuova legge sui prodotti del tabacco (LPTab) non ha più avuto un ruolo di spicco. In forte aumento invece la fattispecie dell’onere della prova: «Ogni inserzionista deve poter provare la correttezza delle proprie affermazioni pubblicitarie» (principio n. 1.9 della CSL). Per quanto riguarda i settori, anche nel 2015 la maggior parte dei reclami ha riguardato soggetti pubblicitari di banche e assicurazioni (telefonate aggressive delle casse malati) e la vendita per corrispondenza. In netto calo invece i reclami contro le società di telecomunicazione e – analogamente alla diminuzione delle fattispecie – quelli contro il settore alcol e tabacco.

Iniziativa parlamentare per l’autoregolamentazione

Attualmente i tribunali statali si trovano di fronte a gravi problemi, trai più diffusi il sovraccarico cronico, la lunga durata dei procedimenti, l’eccesso di burocrazia, i costi elevati, le insufficienti conoscenze settoriali e i considerevoli ostacoli all’accesso alla giustizia per i consumatori. In questo contesto la presidente della CSL, la consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach, ha presentato nella sessione estiva 2015 l’iniziativa parlamentare «Inserire l’autoregolamentazione tra gli aspetti da esaminare nei messaggi e nei disegni di atti legislativi». L’iniziativa chiede che nel caso di nuove disposizioni legali limitanti la libertà economica, nel relativo messaggio sia obbligatorio esaminare se gli obiettivi della normativa in questione non possano essere raggiunti con altrettanta o maggiore efficacia lasciando che il settore interessato continui ad autoregolamentarsi o invitandolo a farlo. La posizione di Christine Bulliard-Marbach è condivisa anche dall’OCSE, dall’Unione europea e dal Consiglio federale svizzero. L’approccio secondo cui autodeterminazione e responsabilità individuale debbano essere prioritarie rispetto alla regolamentazione statale si è affermato anche nella nuova legge sul credito al consumo (LCC), entrata in vigore il 1° gennaio 2016. La LCC vieta la pubblicità aggressiva, ma lascia al settore specifico il compito di definire cosa sia da considerare «aggressivo». In caso di violazione di questa autoregolamentazione è possibile presentare un reclamo alla Commissione Svizzera per la Lealtà. La CSL ha già stipulato analoghe convenzioni con le organizzazioni dei settori bevande alcoliche, prodotti del tabacco e direct marketing.

Il rapporto annuale (in francese e in tedesco) può essere scaricato gratuitamente dal sito della CSL lealtà-nella-pubblicità.ch o richiesto in forma cartacea alla segreteria CSL: 044 211 79 22, info@lauterkeit.ch.

Thomas Meier
Responsabile della comunicazione della Commissione Svizzera per la Lealtà