Numerose richieste dei media sulla pubblicità mediante influencer

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L’anno scorso l’attività della Commissione Svizzera per la Lealtà (CSL) si è concentrata sulla rielaborazione completa e sul riassetto dei principi e del regolamento. Un altro momento cruciale è stata la partenza di membri delle camere ed esperti benemeriti e di lungo corso. Il numero di procedure di ricorso è diminuito mentre è ulteriormente cresciuto l’interesse dei media verso il lavoro della CSL. Quasi la metà dei 63 reclami è stata respinta, così come sei ricorsi su sette. La maggior parte dei casi ha riguardato la discriminazione sessuale, il settore «Tempo libero, turismo, alberghi e ristorazione» e il canale Internet.

La Commissione Svizzera per la Lealtà ha già diffuso informazioni sui nuovi principi e sul nuovo regolamento. Il corrispondente comunicato stampa «Plus actuelles. Plus proches de la pratique.» (disponibile in francese e in tedesco) è consultabile sul sito www.faire-werbung.ch nella sezione dedicata ai media. Le principali novità sono costituite dai nuovi principi riguardanti i temi «body shaming», «ad fraud» e pubblicità sul credito al consumo nonché il chiarimento circa il principio di separazione secondo cui anche su Instagram e YouTube o in un blog si deve fare una chiara distinzione tra contenuti e pubblicità.

Nuovi membri della Commissione ed esperti

Dalla fine 2017 si sono dimessi sei membri della Commissione ed esperti benemeriti: Alexander Brunner (giudice superiore/Fondazione per la protezione dei consumatori FPC), Ueli Custer (giornalista BR/ consulente media), Peter Leutenegger (Leading Swiss Agencies), Guido Sutter (SECO), Othmar Stadelmann (Admeira) e Urs Wolfensberger (REMP). La CSL è orgogliosa di poter riassegnare queste funzioni a specialisti comprovati ed estremamente competenti che s’impegnano a titolo gratuito per una pubblicità leale: Catherine Purgly (Leading Swiss Agencies), Suyana Siles (SECO), Lorenzo Cicco (Admeira), Eric Pahud (giudice distrettuale / Fondazione per la protezione dei consumatori FPC), Grégoire Perrin (CallNet.ch) e David Schärer (Rod Kommunikation).

Diminuisce nettamente la disponibilità a presentare un reclamo

Nel 2018 il numero delle procedure di ricorso è diminuito da 82 dell’anno precedente a 63. Il motivo di questa riduzione non è chiaramente individuabile; potrebbe dipendere dal fatto che l’anno scorso non sono emersi temi predomi­nanti quali il mancato rispetto dell’adesivo «Niente pubblicità», il marketing telefonico aggressivo o la pubblicità al tabacco che negli anni precedenti avevano generato numerosi reclami. Dall’altro lato la CSL ha ricevuto pressappoco lo stesso numero di chiamate ed e-mail con critiche a misure pubblicitarie e addirittura sono state avviate più procedure preliminari rispetto al 2017. È evidentemente minore la disponibilità a compilare e spedire il modulo di reclamo.

Due reclami su cinque riguardano Internet

Internet è il canale che ha generato il maggior numero di reclami (40 per cento), il doppio del Direct Marketing e di tutti gli altri media, per i quali, ad eccezione della pubblicità stampata (12 per cento) è pervenuto meno del 10 per cento dei reclami. Altrettanto chiara è stata la ripartizione delle fattispecie: in quasi il 37 per cento dei casi il motivo del reclamo ha riguardato la discriminazione sessuale. Suddividendo le fattispecie a seconda delle rispettive basi legali, emerge che quasi il 43 per cento dei reclami si riferisce all’art. 3 cpv. 1 lett. b della legge federale contro la concorrenza sleale LCSl, secondo cui «Agisce in modo sleale chiunque dà indicazioni inesatte o fallaci su se stesso, la propria ditta, la designazione della propria impresa, le proprie merci, opere, prestazioni o i loro prezzi, le proprie scorte, i propri metodi di vendita o le proprie relazioni d’affari oppure, con tali indicazioni, favorisce terzi nella concorrenza».

Accolto il 40 per cento dei reclami  

Dal punto di vista dei settori, con quasi il 13 per cento la maggior parte dei reclami ha avuto per oggetto la pubblicità nel settore «Tempo libero, turismo, alberghi e ristorazione», seguito da «Alimentazione e bevande» con quasi il 12 per cento nonché «Casa e giardino» e «Servizi e amministrazione» con rispettivamente il 10 per cento dei casi. Un reclamo su dieci è stato un cosiddetto reclamo contro la concorrenza, in cui un’impresa giudica sleale la pubblicità di un concorrente. Le tre camere hanno accolto il reclamo nel 40 per cento dei casi, l’hanno respinto nel 50 per cento e nel 10 per cento dei casi non sono entrate nel merito.

Il rapporto annuale può essere scaricato gratuitamente dal sito della CSL (www.faire-werbung.ch) o richiesto in forma cartacea alla segreteria CSL: 044 211 79 22, info@lauterkeit.ch.

Thomas Meier
Responsabile della comunicazione